Upb Confronto proposta legge Damiano Progetto Boeri flessiblità Ape

Interessante il focus riguardo il confronto tra la flessibilità in uscita e Ape (prestito pensionistico), uno dei cardini nelle modifiche della Legge Fornero 2011,  focalizzato dall’Ufficio Parlamentare del Bilancio tra la proposta di legge Damiano e il Progetto Boeri, infatti l’Upb sottolinea che l’Ape, su cui i tecnici del governo stanno lavorando: ‘nasce dall’esigenza di ridurre il più possibile l’impatto della flessibilità sui conti pubblici: ogni lavoratore sarebbe chiamato a sostenere in prima persona i costi del suo accesso anticipato alla pensione, con assistenza pubblica che si attiverebbe solo a favore dei redditi più bassi’, quindi i tecnici governativi sono interessati solo ad un risparmio sulle cifre, a quanto pare,  e non ad una flessibilità in uscita con un minimo di penalizzazione che comunque non andrebbe intaccare il vitalizio pensionistico per 20 anni come invece farebbe il prestito pensionistico (Ape).

L’Upb (Ufficio Parlamentare Bilancio), continua il confronto, facendo riferimento alle vari4e discussioni avvenute tra gli ultimi mesi del 2015 e l’inizio del 2016 tra la proposta di legge di Cesare Damiano, Presidente Commissione Lavoro alla Camera,  e il Progetto riforma di Tito Boeri, presidente Inps, in entrambi i casi si potrebbero utilizzare sistemi in aggiunta a quelli già in essere della pensione di vecchiaia e anticipata, infatti si legge nel focus dell’Upb inerente alla proposta Damiano per la flessibilità: ‘si rivolgerebbe a una platea molto ampia, mentre la ‘Boeri’ sarebbe più selettiva, aspetto che produce effetti asimmetrici tra uomini e donne e tra dipendenti e autonomi’ Secondo le stime dell’Upb, se tutti coloro che avessero l’opportunità di sfruttare il pensionamento flessibile ‘Damiano’ effettivamente lo facessero, nel 2017 ci sarebbe una maggiore spesa pubblica per oltre 3 miliardi di euro, crescente sino a raggiungere gli 8 miliardi nel 2024. La flessibilità ‘Boeri’ peserebbe invece meno sui conti pubblici: da 650 milioni di euro del 2017 a 2,8 miliardi del 2024. ‘La considerazione delle altre categorie lavorative, a cominciare dal comparto del pubblico impiego, farebbe ovviamente aumentare queste cifre’.

Confronto tra proposta Damiano e Progetto Boeri da parte dell'Upb
CESARE DAMIANO TITO BOERI

Proseguendo l’Usb conclude: ‘La soluzione del prestito bancario è essenzialmente motivata dalle esigenze dei conti pubblici che non consentirebbero le maggiori spese correnti comportate dalla flessibilità, anche qualora queste fossero bilanciate da minori spese prospettiche’. ‘Rispetto alle proposte ‘Damiano’ e ‘Boeri’, – ‘la bozza di proposta governativa è chiaramente meno conveniente per il lavoratore e comporta un minore coinvolgimento dei conti pubblici. I flussi di cassa delle pensioni flessibili non proverrebbero dal bilancio dell’Inps ma dal sistema bancario-assicurativo con costi di mercato che con ogni probabilità implicheranno, per la restituzione del prestito bancario, abbattimenti superiori alle percentuali ‘Damiano’ (non oltre il 2 per cento per anno) e ‘Boeri’ (3 per cento flat)’.

Quindi la conclusione è: ciò che è importante per il Governo non fare pesare le modifiche del tema previdenziale sui conti pubblici ma, come sempre, sulle spalle, dei lavoratori, un sistema  già collaudato in passato e che continua indefessamente senza opposizioni, se non a parole, da parte dei sindacati, vedremo a settembre quali decisioni, e le conseguenti ripercussioni, che si prenderanno, ovviamente chi guarda ai conti, ai bilanci non prende in considerazione il lavoratore e le sue esigenze che verranno come d’abitudine sacrificate alle ragioni di Stato!

Fonte: PensioniBlog

 

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