Si fa un gran parlare che l’economia italiana abbia dato esiti positivi in crescita, però scorrendo le varie testate giornalistiche si evince che la disoccupazione è una piaga sempre aperta, specialmente la disoccupazione giovanile che supera il 40%, una piaga che non si risolve per essere chiusa e questo probabilmente è dovuto all’effetto negativo della Legge Fornero 2011, l’innalzamento dell’età pensionabile ha penalizzato sia i lavoratori che i giovani non essendoci più la staffetta generazionale e di conseguenza il mondo del lavoro ha la porta sbarrata per l’occupazione giovanile, ragion per cui i giovani si vedono costretti ad emigrare per avere un proprio futuro, ma sarà solo l’effetto negativo della Legge Fornero 2011 nel determinare tutto ciò?
Altre cause si possono attribuire a questo stato deplorevole del mondo del lavoro, uno statuto del Lavoratore non rispettato in alcune sue parti, ad una immigrazione selvaggia, ad una imprenditoria che ha preso il largo dall’Italia per l’elevato costo della mano d’opera e oneri fiscali, a leggi e contro leggi che non proteggono ne’ il lavoratore né le aziende che preferiscono emigrare verso Paesi più convenienti, alla fiscalità burocratica italiana che taglieggia e non induce a promuovere nuove attività lavorative autonome, una serie di concause che ovviamente si riversano su chi cerca una occupazione stabile e sicura.
Leggiamo i dati relativi alla disoccupazione e occupazione in Italia, pubblicati sull’articolo di La Repubblica:
”Il tasso di disoccupazione a dicembre è rimasto stabile in Italia attestandosi al 12 per cento (in crescita però dall’11,6 del dicembe 2015). Suona ancora, invece, l’allarme per quanto accade ai più giovani: il tasso di senza lavoro tra i 15 e i 24 anni è risalito a dicembre superando la soglia del 40%. Si è portato per la precisione al 40,1%, in aumento di 0,2 punti su novembre e al livello più alto da giugno 2015. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha commentato i dati sottolineando le “consistenti variazioni” che si registrano su base annua: “La forte diminuzione degli inattivi (478mila in meno) vede infatti una significativa crescita degli occupati (242mila in più) e l’aumento anche delle persone che cercano attivamente lavoro (144mila in più). Unito agli aumenti già registrati nei periodi precedenti, l’incremento registrato anche nel 2016 porta a 602mila il numero degli occupati in più a partire dal febbraio 2014, 440mila dei quali sono lavoratori stabili”.
TASSI DI OCCUPAZIONE, DISOCCUPAZIONE E INATTIVITÀ
Dicembre – 2016
Tasso occupazione 15- 64 anni: 57,3
Tasso disoccupazione 15 -24 anni: 40,1
Rebus giovani. Dopo l’ultimo segnale di crescita, registrato a novembre, l’Istat lancia ancora numeri preoccupanti per gli under 25. A dicembre il tasso di disoccupazione giovanile, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi, è cresciuto come detto di 0,2 punti al 40,1%. Se si considera che la maggior parte dei ragazzi di quell’età sta studiando, l’incidenza dei giovani disoccupati sul totale di quella popolazione è del 10,9%: significa che più di un ragazzo su dieci è a casa. Se si guarda al dettaglio delle altre fasce d’età, aggiunge l’Istat, la disoccupazione cala tra i 25-34enni (-0,9 punti), mentre aumenta nelle classi 35-49 anni (+0,1 punti) e 50-64 anni (+0,4 punti).
Salgono anche persone in cerca e disoccupati. Sempre nel raffronto sul dicembre del 2015, si registra una crescita della ricerca di lavoro: calano gli inattivi (-3,4%, pari a -478 mila), ma visto che le aziende non riescono ad assorbire per intero l’offerta di lavoro aumentano anche i disoccupati (+4,9%, pari a +144 mila).
Il raffronto pre-sgravi e Jobs Act. E’ interessante confrontare i dati pubblicatioggi dall’Istituto di statistica con quelli relativi alla prestazione del mercato del lavoro italiano nel 2014, prima cioè che il governo Renzi avviasse gli sgravi contributivi per le assunzioni stabili (partite da inizio 2015) e la riforma del Jobs Act con le relative tutele crescenti e – tra le altre cose – il depotenziamento dell’articolo 18 (7 marzo 2015).”
Fonte:La Repubblica