Peggioramento quadro macroeconomico influisce su Riforma pensioni

Articolo su Effemeride apparso oggi 13 agosto, scritto da Alessandro Folliero,  che pubblichiamo integralmente, riguardo la riforma pensioni che a quanto pare non sarà possibile grazie al peggioramento della crescita economica  e del Pil bloccato ‘Il peggioramento del quadro macroeconomico influirà anche sul dibattito sul «pacchetto pensioni» e le risorse che il governo dovrà stanziare. Sul tavolo ci sono al momento 1,5 miliardi. Voci dal sen fuggite parlano di un extra fino a 2,6 miliardi. Con il calo del Pil(dall’1,2% previsto incautamente ad aprile nel Def allo 0,6% previsto dall’Istat a crescita nulla per fine anno) queste cifre rischiano di svanire.’

Il rovescio comporterà un peggioramento dei rapporti del debito e del deficit. Spazi di manovra per strappare le risorse desiderata ce ne saranno sempre di meno, a partire dal deficit da ricalcolare nella nota di aggiornamento del Def. Sempre che Renzi riesca nella missione impossibile di ottenere da Bruxelles il via libera per un’altra quota di flessibilità rispetto agli austeri parametri di bilancio. Ciò che lo preoccupa è la clausola da 15 miliardi di euro sull’aumento dell’Iva. Bisognerebbe neutralizzarla, ma i soldi sono tanti e, nel quadro di un’economia stagnante, sarebbe un colpo non da poco ai consumi che l’esecutivo stenta a rilanciare. Nonostante la pioggia di bonus elettorali e tagli alle tasse sulla prima casa.’

Situazione macroecooimica  toglie risorse alla riforma previdenziale
Addio modifiche tema previdenziale?

‘Raddoppiare la platea dei pensionati a cui riconoscere la quattordicesima costerebbe 800 milioni l’anno. Secondo quanto si apprende sarebbe questa la cifra per portare i beneficiari da 1,2 milioni a 2,4 milioni di persone (over64). L’ipotesi fa parte del ‘pacchetto pensioni’ insieme ad altre iniziative. L’obiettivo sarebbe quello di accrescere il potere d’acquisto dei pensionati con assegni bassi.La cosiddetta ricongiunzione gratuita, cioè mettere in fila i contributi versati per la pensione in diverse gestioni, costerebbe 500 milioni a regime (dopo i 10 anni). La cifra stimata, secondo quanto si apprende, includerebbe anche il riscatto della laurea (senza la spesa si abbasserebbe a 440 milioni). Nel primo anno di attivazione il costo sarebbe pari a 87 milioni di euro.’

Il costo dell’Ape, l’anticipo pensionistico tramite prestito, varierebbe tra i 600 e i 700 milioni di euro, una spesa destinata soprattutto a coprire le detrazioni per le categorie più svantaggiare, come i disoccupati. Circa 50 milioni di euro sul totale servirebbero a finanziare la gestione dell’operazione Ape, la cui regia sarebbe affidata all’Inps.’

Infine i lavoratori precoci, la categoria che è stata maggiormente penalizzata dalla riforma Fornero. La Quota 41 permetterebbe ai precoci di andare in pensione al raggiungimento dei 41 anni di contributi versati senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica. Tuttavia, appare difficile l’approvazione della Quota 41 avendo la stessa un costo che andrebbe a incidere troppo sulle risorse che il Governo ha deciso di destinare alla riforma delle pensioni. Il Governo per questo starebbe pensando alla possibilità di introdurre un bonus contributivo che ridurrebbe la platea dei precoci beneficiari. Verrebbe infatti aumentato il valore dei contributi versati prima dei 18 anni di età. Tuttavia il costo di un’operazione del genere oscillerebbe tra 1,2 e 1,8 miliardi: una cifra difficilmente conciliabile con le risorse a disposizione’.

‘Questo è dunque il libro dei sogni che Governo e sindacati chiamano pacchetto pensioni, ma la realtà è ben altra. La coperta è corta e il Governo, infatti, ha già messo le mani avanti ipotizzando una stima di spesa per le pensioni di 1,5 miliardi, cifra ridicola di fronte a questa lista di interventi. Le ipotesi pertanto sono due: o qualche categoria di lavoratori resterà esclusa (con la promessa di intervenire il prossimo anno); oppure resteranno tutte le categorie indicate, ma i paletti per la pensione saranno così stretti da ridurre al minimo la platea degli interessati e quindi anche la spesa.’

‘Nannicini intanto ha risposto facendo notare che quel miliardo e mezzo altro non era che una cifra “completamente inventata”, che le “volontà del governo la esprime il governo, non fonti anonime” e che la reale cifra che verrà messa a disposizione sarà annunciata a settembre, a ridosso della Legge di Bilancio. “Il quadro macro lo vedremo a settembre. Io resto fiducioso che già da questa legge di Bilancio si possano dare risposte concrete e ispirate a un criterio di equità sociale. Penso ai lavoratori con contribuzioni in gestioni diverse che non dovranno più pagare odiosi oneri per ricongiungerle, ai precoci, agli occupati in lavori usuranti o rischiosi, ai pensionati con redditi bassi”, ha spiegato il sottosegretario in un’intervista concessa al Corriere della Sera.’

‘Peccato che sempre secondo i calcoli del Corriere, a regime servono almeno 3,8 miliardi. Ma altri due motivi ci fanno credere che il governo Renzi non ha sufficiente respiro per realizzare tutto quello di cui si sta parlando in questa estate 2016. Primo, sulla quattordicesima pare che si dovrà ripiegare sull’aumento della quattordicesima per chi già la percepisce, visto che raddoppiare la platea costerebbe troppo. Secondo, è stata accantonata la famosa promessa di Renzi sugli 80 euro anche per le pensioni (figuriamoci quindi l’aumento delle minime).’

‘Le chiacchiere sono chiacchiere, i fatti sono fatti: quota 41, 80 euro ai pensionati, aumenti alle pensioni minime e via dicendo, sono tutte misure archiviate perché “non ci sono i soldi”, quindi se il miliardo e mezzo di cui si è parlato finora è una cifra di fantasia, quella reale – che conosceremo solo con la legge di Stabilità – difficilmente si scosterà di tanto.’

Fonte: Effemeride

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