Inps Tito Boeri rischio dividere poveri serie A serie B

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Si leggono sul Sole 24 Ore alcune dichiarazioni di Tito Boeri, Presidente dell’Inps, dove sottolinea, nel corso di un intervento in Commissione Lavoro al Senato sul secreto legge povertà, che hanno tutto il sapore amaro della realtà che si vive in Italia, affermazioni che si sapevano quali: ‘In dieci anni, da 2005 al 2015, la quota di famiglie in povertà assoluta, misurata guardando ai consumi delle famiglie, è raddoppiata. L’incremento si è registrato esclusivamente in cui il capofamiglia ha meno di 65 anni’,  ha poi aggiunto  sui dati di reddito famigliare ‘sono altrettanto preoccupanti’; ma per quale motivo, secondo il presidente dell’Inps, c’è il rischio di avere poveri di serie A e poveri serie B?

Boeri spiega innanzitutto: ‘L’estensione a tutto il territorio nazionale della sperimentazione della nuova carta acquisti (Sia) sembra sin qui aver lasciato fuori molte persone in stato di bisogno; sono state presentate 208.350 domande nel corso del 2016; di queste solo 58.865 sono state accolte  (il tasso di accoglimento, al netto delle domande in sospeso è del 29%)’; ha poi chiarito che la scelta è stata effettuata per il riordino delle prestazioni assistenziali  ‘solo a partire dai nuovi trattamenti erogati’, piuttosto che operare sullo stock delle prestazioni in essere ‘può rendere la transizione dalla giungla delle misure attuali al nuovo strumento di contrasto alla povertà molto lunga’ , ma venendo alla vero nocciolo della questione alla fine ha dichiarato: ‘per arrivare alla messa a regime dell’operazione (ha quantificato in 10-15 anni il tempo necessario), a meno che non vengano stanziate nuove risorse’.

Rischio poveri di serie A e poveri di serie B:  Boeri ha specificato che intervenendo sulla decisione di limitare il riordino delle nuove erogazioni, anche quelle  ‘oggi in pagamento‘ è ‘la premessa per evitare di operare scelte alquanto discutibili fra poveri di serie A  e di serie B’, considerati i ‘vincoli di bilancio‘.

Qui di discutibile appare chiara una realtà che i vertici del potere non riescono ad afferrare o non vogliono afferrare, che la povertà nasce dall’assenza di un reddito fisso in una famiglia, l’assistenzialismo è umiliante per un capofamiglia, l’assistenzialismo non è e non deve essere una regola ma posto in casi estremi, ciò su cui non si agisce e se ne parla solamente è l’apertura del mondo del lavoro, è la crescita di una economia giacente da troppo tempo che non riesce a emergere, solo il lavoro può rendere l’uomo libero dai vincoli di un assistenzialismo pubblico che lo umilia e degrada, rendendo una dignità calpestata; la povertà si combatte con il lavoro, con il sacrificio,  e il popolo italiano non si è mai tirato indietro, lo dimostra il fatto che la maggioranza dei giovani espatriano per avere un futuro lavorativo considerando che in Italia non lo avrebbero di certo con questi chiari di luna, non si deve disquisire sull’assistenzialismo ma agire per dare quel reddito da lavoro al capofamiglia, solo così si può parlare di libertà, democrazia e giustizia!

Fonte: IlSole24Ore

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