Giuliano Poletti precoci costi altissimi risorse insufficienti

Non si è fatto scrupolo il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel disattendere le aspettative della categoria dei lavoratori precoci, affermando che ci sono costi altissimi da sostenere e le risorse sono insufficienti, nonostante la piattaforma sindacale ribatta per il ripristino della flessibilità nell’accedere alla pensione e la previsione della Quota 41, e controbatta il Ministro del Lavoro sull’argomento risorse finanziarie che diventano fantomatiche quando si tratta di lavoratori e pensionati, risorse che comunque nel corso di una vita di lavoro sono state versate nelle casse statali e di conseguenza dovrebbero essere patrimonio per la vecchiaia dei lavoratori, un diritto che lo Stato nega, regalando una pillola, un bonus contributivo, ai lavoratori precoci con 2 fino a 6 mesi per ogni anno lavorato in età minorile, una elemosina per dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare, versando fior di contributi ed ora si vedono negato il diritto alla pensione, grazie alla riforma previdenziale Fornero 2011!

PER I PRECOCI COSTI ALTI E RISORSE NON SUFFICIENTI PAROLA DI GIULIANO POLETTI
GIULIANO POLETTI

Carmelo Barbagallo, leader della Uil, ha affermato: ‘Occorre ancora qualche centinaio di milioni per chiudere l’accordo, ma ho visto che oggi il ministro Poletti ha detto di essere preoccupato di non trovare le risorse’ –  ‘Non capisco perché le risorse hanno difficoltà ad essere trovate sempre quando riguardano lavoratori e pensionati. Vediamo di darci una mossa, noi siamo interessati a chiudere un accordo nell’interesse dei lavoratori, dei pensionati e del paese‘;  durante il confronto tra Governo e sindacati, questi hanno presentato sul tavolo una  richiesta di introduzione di un tetto di anzianità pari a 41 anni, a prescindere dell’età anagrafica, una proposta già presentata dalla Pdl 857 dell’On. Damiano, ma come d’abitudine, lasciata giacere senza risposta in Parlamento, senza nessuna penalizzazione e senza adeguamenti di speranza di vita.

Da un articolo scritto su Pensioni Oggi, da Bruno Franzoni, rileviamo quanto segue: ‘Una proposta irricevibile secondo il Governo per gli altissimi costi. In questi mesi di confronto a porte chiuse l’esecutivo ha quindi aperto ad una soluzione mediana, nel tentativo di trovare un denominatore comune con la parte sindacale l’esecutivo ha messo allo studio il riconoscimento di un bonus contributivo (o meglio una maggiorazione convenzionale dell’anzianità contributiva utile ai soli fini del diritto alla pensione) oscillante tra i 2 ed i 6 mesi per ogni anno di lavoro (effettivo) svolto nella minore età. Un riconoscimento solo parziale del problema volto a circoscrivere il più possibile le platee dei lavoratori che otterrebbero il beneficio e, quindi, a limitare i costi. Con l’abbinamento della cancellazione della penalizzazione sulle uscite anticipate prima del 62° anno di età (che, come noto, scatterà il prossimo 1° gennaio 2018 essendo stato solo congelato dall’articolo 1, comma 113 della legge 190/2014 sino al 2017). Ma anche questo bonus ridotto avrebbe un costo non indifferente per le Casse dello Stato e, quindi, la misura potrebbe slittare all’anno prossimo. Soprattutto se si vogliono inserire altri capitoli di spesa (come l’incremento della quattordicesima per le pensioni basse).’

L’articolo prosegue sottolineando la beffa a cui sarebbero costretti con l’Ape, un provvedimento che non contempla i lavoratori precoci: ‘da quanto si apprende, l’APE non riguarderà i lavoratori precoci. L’anticipo pensionistico richiederà il possesso di almeno 63 anni di età, e quindi taglierà fuori, ad esempio, chi ha 40 anni di contributi ed ha un’età di 60 anni: pur mancandogli 2-3 anni alla pensione anticipata (per la quale sono necessari 42 anni e 10 mesi di contributi e 41 anni e 10 mesi le donne), non è in possesso del requisito anagrafico pari a 63 anni. A questo problema, a nostro avviso si potrebbe porre rimedio riconoscendo la copertura figurativa (anche ai soli fini del diritto alla pensione, quindi senza esborsi per lo Stato) del periodo in cui viene riconosciuto l’anticipo. In questo modo anche chi ha 40 anni di contributi e 60 anni di età (tanto per fare un esempio) potrebbe accedere all’anticipo, raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi e, quindi, accedere alla pensione anticipata standard. Certo resterebbe il problema della restituzione del prestito una volta conseguita la pensione: ma se questo schema va bene per chi ha 63 anni potrebbe essere utilizzato con un minimo sforzo anche per chi ha 40 anni di contributi ed è rimasto senza lavoro.’

Fonte: PensioniOggi

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